È raro, anche se può sembrare strano, che un colore porti il nome d’un pittore illustre. A proposito del blu, possiamo solo trovare il blu Nattier, il blu Majorelle o ancora il blu Tiffany. La cosa è intrigante perché si trovano invece anche altri artisti famosi che pure ne hanno saputo fare un uso meraviglioso. Quando ho scoperto le tavole blu con minuti interventi di altri colori di qua e di là in questo spazio irreale che fanno parte di questo libro, ho capito che Adalberto Borioli non si accontenta di scegliere un blu: lo ha creato per questo progetto specifico. All’inizio non sembra straordinario, ma più si osserva, più si capisce che questo blu non potrebbe essere paragonato a nessun altro. È il risultato di una miscela studiata con cura, con lentezza. Se sappiamo scoprirlo, possiamo indovinare i pensieri dell’artista, la sua melanconia o la sua gioia, i momenti di nostalgia o i momenti di ricordi lontani. Questo blu è una trappola per lo spirito. Questo blu ambiguo è attraente. Lo chiamerò Blu Borioli. [dalla pref. di Gérard-Georges Lemaire]
Adalberto Borioli è nato a Milano e ha studiato affresco presso la scuola d’Arte del Castello Sforzesco. Dal 1962 è stato presente in numerose mostre personali e collettive in Italia ed all’estero. La sua attività di incisore inizia a Urbino nel 1980. Ha ricevuto numerosi premi e segnalazioni in vari concorsi d’arte. Nel 2003 realizza una incisione per il testo teatrale di Mario Luzi Il fiore del dolore. Pulcinoelefante e Il Robot Adorabile pubblicano numerose plaquette con aforismi e poesie di vari autori che accompagnano sue opere. Per I Quaderni di Orfeo ha pubblicato Un’isola un profilo con poesie di M. Cucchi e per Josef Weiss una sua incisione con una poesia di Erri De Luca. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia ed all’estero.
Recensioni
Adalberto Borioli, segnalazione di Giorgio Bonomi, «Titolo», inverno/primavera 2023