Giuliana Nuvoli (a cura di)

 

L'attesa


novembre 2019


Pagg. 96


ISBN 9788883367090
Euro 12,00

 

F.to cm 14x25

 

II EDIZIONE AMPLIATA

 

Giuliana Nuvoli (a cura di)

 

L'attesa


2019


Pagg. 88


ISBN 9788883367076
Euro 12,00

 

F.to cm 14x25

L’attesa è fedele compagna del nostro cammino: precede la venuta al mondo e segna ogni istante, fino alla morte. L’attesa in carcere è tenue fiammella per alcuni e angoscia senza speranza per altri. Fuori è fiducia, smarrimento, frustrazione, sollievo. In questi racconti c’è questo e ancora di più. Il libro nasce dal laboratorio di scrittura creativa Il mondo è fatto di storie, tenuto nel 2018 nel carcere di Opera: studenti dell’Università degli Studi di Milano e reclusi si sono trovati a parlare di racconti, di parole, indagando su cosa sia la bellezza e la capacità di emozionare. Da subito è stato chiaro che una bella scrittura è una scrittura vera. Nessuna bugia: in ogni storia e personaggio c’è una loro parte scoperta. Evidente nei racconti dei detenuti, più celata in quelli degli studenti. Di sicuro il libro è lo specchio di un mondo che nel terzo millennio non sa che strada percorrere: il Mediterraneo che soffre e l’Italia che prova a rassettarsi; residui di vecchi linguaggi e aperture verso nuovi; sussulti arcaici e balbettii di ricerca. Su tutto, l’inestinguibile voglia di avere un futuro per lasciarsi indietro le rabbie e le paure. E, in tutti, il bisogno di essere amati.

 

Giuliana Nuvoli è stata professore di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Milano sino al 2017. Per l’Università continua a tenere laboratori di Scrittura Creativa e Vitalità della Scrittura in connubio con la Casa della Cultura di Milano. La sua ricerca come critico letterario copre l’intero arco della letteratura italiana dalle origini ai nostri giorni con oltre 250 pubblicazioni. Negli ultimi vent’anni la sua ricerca e le attività cui ha dato vita hanno due argomenti centrali: Dante e Letteratura e cinema. È tra i fondatori del progetto internazionale Dante e le arti (dal 2009). Ha due siti danteschi Dante e il cinema (www.danteeilcinema.com) e Dante 750, progetto portato a Expo 2015 (www.dante750.com). Dal 2017 organizza e dirige Corsi di Formazione Docenti presso il Centro Nazionale di Studi Manzoniani, per il quale organizza anche attività culturali, in sinergia con le più importanti Istituzioni culturali milanesi. All’insegnamento e alla scrittura ha affiancato da sempre una intensa attività di diffusione culturale sul territorio.

Estratti

Mohamed Barakat
Tremiso

 

In un piccolo villaggio, situato tra montagne innevate, viveva un ragazzo, giovane, solitario e molto introverso.
Si chiama Tremiso. Di lui si sapeva poco, le sue giornate le trascorreva sempre solo, con lunghe camminate sui sentieri, raramente si recava al villaggio, ma ogni volta incontrava Dina, una bellissima ragazza, con lunghi lucenti capelli biondi.
La ammirava sempre da lontano, in silenzio. Col tempo la passione crebbe e, un giorno, trovò il coraggio di parlarle, ma la risposta non fu quella che aspettava.
Dina apparve fredda, chiusa e poco interessata e, Tremiso non capendo, se ne andò mortificato.
Qualche giorno dopo, durante una festa del paese, la rincontrò accompagnata da una figura alta, barba folta, lungo mantello e un modo rozzo di fare.
Ancora scoraggiato dall’ultimo incontro Tremiso alzò a malapena gli occhi, incrociò il suo sguardo e capì.
Dina era impaurita, lo si capiva subito. Per non farsi notare dagli occhi tenebrosi che non smettevano di seguirla un momento, si voltò.
Tremiso si allontanò: camminando continuava a pensare a come poter raggiungere questo amore che pareva proibito.
Si sedette infreddolito su un tronco di albero tagliato.
Nevicava.

 

Nevicava tanto da non riuscire a distinguere gli oggetti vicini alle sue mani. All’improvviso davanti a lui comparve un branco di lupi: li percepì dall’odore; impaurito restò immobile con il vento che soffiava verso di lui. Restò immobile: ma il branco parve non accorgersi di lui e si allontanò disperdendosi.
Era buio, ormai, e la visibilità quasi nulla. Intravide in lontananza un bagliore e si avviò da quella parte. Arrancava nella neve coprendosi il volto con le mani; respirava a fatica, ma continuò a camminare. La luce era lì; e lì c’era una casa, con una slitta vicina alla porta.
Stava per bussare quando sentì la canna di un fucile premere sulla nuca. «Chi sei ragazzo?» La voce, rauca, era piena di sofferenza. Tremiso si voltò lentamente e vide quello che non si aspettava: accanto all’alta figura dell’uomo, seminascosta, c’era Dina. Non furono necessarie parole: gli occhi di lei si accesero di una luce che gli tolse il respiro; anche l’uomo se ne accorse. Entrarono in casa e si misero vicino al camino: col calore Tremiso si addormentò quasi subito. Quando si svegliò albeggiava, e il padre di Dina lo scosse: «Vieni con me ragazzo!». Tremiso annuì; ma, prima di uscire, lasciò a Dina metà di una banconota e l’altra parte la mise nella tasca della camicia, proprio lì, vicino al cuore; le strinse la mano e uscì. Mano a mano che si addentravano nella foresta l’aria si faceva più spessa e gli occhi facevano male a restare aperti. Tremiso si faceva strada a tentoni, spostando rami pesanti, carichi di neve. Andava quasi alla cieca, con prudenza: ma non bastò. All’improvviso inciampò in una pietra aguzza, perse l’equilibrio e scivolò nell’acqua gelida del fiume: e la corrente se lo portò via.
Passarono le ore e il padre di Dina tornò a casa: lei era sulla porta che attendeva. Tremando chiese: «Padre, sei solo?» «Lui non è a casa? Non lo vedo da ore… Ho trovato questa, per strada.» E le porse la sciarpa di Tremiso che, nel ritorno, aveva scorto su un ramo. Dina l’afferrò e corse fuori, alla cieca, verso la foresta. Chiamava Tremiso urlando al vento freddo e alle bestie ululanti.

 

Dopo quella sera fece ogni giorno il cammino verso il fiume: solo lui poteva essersi portato via il suo amore. E parlava alla corrente come cosa viva. Tremiso era lì, nascosto da qualche parte, e sarebbe tornato. Così il dolore, a poco a poco si fece meno intenso e qualche volta, chiamandolo, si sentiva quasi felice.

Recensioni

Recensione di Luigi Troiani, Oggi, 22 ma[...]
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«Corriere della Sera», 8 aprile 2019