Questo secondo libro di Nicola Vitale comprende poesie scritte tra l’82 e il ’97 e, nelle quattro parti in cui è articolato si presenta come un’ulteriore e sempre persuasiva perlustrazione in territori tipici della sua poesia.
L’autore ha il pregio di uno stile e di una voce immediatamente riconoscibili e originali, che si evidenziano nella lenta pacatezza del suo dire, nell’incedere assorto e attento della parola. E in questo movimento calmo, delicato, spesso rischiarato dalla bianca luce di un sole estivo, Vitale cerca “il fondo delle prime cose” e i punti di più profonda somiglianza tra se stesso e le cose. Ci presenta le sfaccettature semplici di un mondo che appare come sospeso, o come immerso in una condizione onirica, la cui purezza e verità sembrano quella del sogno di Oblomov, episodio del romanzo di Ivan Goncarov in cui il personaggio rivive a occhi chiusi momenti dell’infanzia, di un se stesso quieto bambino che guarda e osserva incantato o pensoso. Il suo cuore è giusto e semplice, la sua vita si svolge appunto in una forma innocente, per arrivare al titolo del nuovo libro di Vitale.
L’innocenza di questa poesia si esprime nella possibilità di vedere il mondo nell’elementare semplicità, docile e misteriosa delle cose, nel susseguirsi delle stagioni, nell’adombrato contrasto tra natura e città, nella trasparente nostalgia degli affetti. Il tono tende a un movimento apparentemente regressivo, alla riconquista di quella stessa innocenza che ci restituisce un mondo come trasfigurato e accarezzato nella mente con un desiderio di armonia, di piena e a volte solenne apertura della coscienza. Lievi turbamenti increspano la superficie di una realtà che ha qualcosa di nobile, che sfugge in una dimensione astorica la banalità violenta dell’epoca. Vitale lavora su un tono medio, cauto, dal quale sa a volte staccarsi nella sintesi di un dire epigrammatico, o sa elevarsi in felicissime, sorprendenti accensioni liriche: “Potrò alzarmi / entrare in tutta la presenza della luce? / Aspetto che fioriscano le giovani cose / le presenze dell’aria / la mia vita, perché sono fatto / di linfe e di voci”.
Nicola Vitale è nato a Milano, dove vive e lavora, nel 1956. Poeta e pittore ha pubblicato sull’«Almanacco dello Specchio» Mondadori n.13 (1989) e nel volume Poesia contemporanea. Primo quaderno italiano (Guerini e Associati, 1991). Nel 1998 è uscita la sua prima raccolta di versi Progresso nelle nostre voci (Mondadori) e nel 2008 Condominio delle sorprese (Mondadori) vincendo i premi Rhegium Julii e Laurentum.
Ha pubblicato nel 2011 il saggio Figura Solare (Marietti) sull’arte visiva.
I suoi dipinti sono stati esposti in mostre personali e collettive, prevalentemente in Italia, Svizzera e Stati Uniti.
Foto di Dino Ignani
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