Questo libro di Gianni D’Elia è una sorpresa importante e un vero piacere per chi ama la poesia d’oggi. Conosciamo, infatti, del poeta pesarese, due linee essenziali nello sviluppo del suo lavoro. La prima è nella sottigliezza e nella musica di una scrittura che coglie il dettaglio dell’esperienza e lo restituisce nel suo senso profondo e nelle sue sensazioni, a volte anche oscure; il secondo è nella ripresa civile di modalità pasoliniane che D’Elia più di ogni altro ha saputo mettere proficuamente a frutto. Nella colonia marina è altro ancora. Intanto si tratta di versi inediti o usciti sparsamente che appartengono a un tempo relativamente lontano: sono infatti stati scritti tra il 1984 e il 1994; inoltre mostrano un’evidente omogeneità di toni e stile, cosa che rende il libro singolarmente unitario e caratterizzato nella produzione del suo autore.
Ciò che più felicemente attrae in questi poemetti, strutturati in libere quartine, è la pacatezza del respiro e la grande, coinvolgente affabilità dell’esperienza che raccontano. Si coglie infatti il senso pieno e autentico dell’appartenenza a un luogo, del radicamento in un luogo di mare dove lo stesso scandirsi delle stagioni porta mutamenti vivi: dallo sperpero generoso e fatuo di vita dell’estate, alle sospensioni e agli incanti quasi surreali di altre stagioni, tanto propizie al ricordo, come alla meditazione e al rimpianto. D’Elia vuole pronunciare il suo sentimento dell’esistere, il suo amore per il canto, con un trasporto che ha in sé una giovanile tensione e un già maturo senso della perdita. E lo fa legandosi con gioia, vocazionalmente, a una tradizione letteraria recente, nella quale un esempio chiave non è solo o non tanto in Pasolini quanto forse in Saba e sicuramente in Caproni. Di quest’ultimo, D’Elia mostra di amare non tanto la feroce asciuttezza metafisica degli ultimi libri, quanto la capacità di raccontare il sinuoso e sensuale agitarsi della vita nella delicatezza di un canto accennato.
Insomma, Nella colonia marina non è certo un libro minore o marginale nell’opera di Gianni D’Elia, che vi conferma in pieno la sua inquietudine di autore singolarmente autonomo, capace di esprimere la complessità dell’esserci anche nei modi aperti e classicamente ariosi di questi splendidi poemetti.
Gianni D’Elia vive a Pesaro, dove è nato nel 1953. Ha esordito con la raccolta Non per chi va (Savelli, 1980; Marcos y Marcos, 2000), cui sono seguiti Febbraio (Il Lavoro Editoriale, 1985), Segreta (1989), Notte privata (1993), Congedo della vecchia Olivetti (1996), Sulla riva dell'epoca (2000), Bassa stagione (2003) e Trovatori (2007), tutti pubblicati da Einaudi. Per lo stesso editore, ha tradotto opere di Gide e Baudelaire. Taccuino francese (Edizioni di Barbablu, 1990) raccoglie sue versioni da poeti simbolisti e surrealisti. Ha fondato e diretto la rivista «Lengua». Ha scritto il romanzo Gli anni giovani (Transeuropa, 1995) e due saggi critici: L'eresia di Pasolini (2005) e Il Petrolio delle stragi (2006), entrambi editi da Effigie. Si segnala anche il poemetto Guerra di maggio (San Marco dei Giustiniani, 2000).
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