Una piacevolissima sorpresa, questa che ha voluto offrirci Vivian Lamarque con le sue poesie in milanese. Anche perché, milanesissima di adozione, è nata nel Trentino e le sue origini non sono milanesi. L’uso del dialetto è come un ulteriore tentativo naturale di portarsi a una condizione primaria di innocenza, e attraverso una lingua che per lei non è materna ma sicuramente legata al primissimo sentire. Sono testi spesso davvero commoventi e sempre delicatissimi. La tenerezza di queste poesie in dialetto, si manifesta spesso in immagini così felici da poter forse diventare presto proverbiali, tanto sono efficaci nella rappresentazione di vari stati d’animo – di un animo gentile, appunto, come quello di Vivian, com’è indicato dal titolo della raccolta, La gentilèssa, dove le “s” della pronuncia milanese, al posto delle “z”, sembrano ulteriormente ingentilire.
Vivian Lamarque è nata a Tesero (TN) il 19.4.1946 e vive a Milano. Ha esordito con Teresino, (Soc. Poesia, 1981); è poi uscita la trilogia sulla sua analisi junghiana Il signore d’oro (Crocetti, 1986 e 1997), Poesie dando del lei (Garzanti, 1989), Il signore degli spaventati, prefato da G. Giudici (Pegaso, 1992); quindi Una quieta polvere (Mondadori, 1996); Poesie 1972-2002 (Oscar Mondadori, 2002), che raccoglie tutti i libri precedenti e una sezione di inediti); Poesie di ghiaccio (Einaudi Ragazzi, 2004 e 2006), Poesie per un gatto (Mondadori, 2007). Ha pubblicato una trentina di libri per l’infanzia e ha tradotto Valéry, Baudelaire, Prévert, La Fontaine, Grimm, Wilde. Scrive su riviste e sul Corriere della Sera.
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