Partendo dai dati più dolorosamente sensibili di una grave vicenda personale, Giovanna Fungi realizza un insieme composito, organico e coerente, in cui articola il percorso dalla concretezza viva e fisica, quotidiana, dell’esperienza vissuta, a una ininterrotta meditazione poetica sul senso dell’esserci. Perlustra con acribia e minuzia i dettagli di un linguaggio del corpo in cui si manifestano i disagi e il dolore, ma anche i possibili momenti di tesori, di apertura vitale, di una condizione che diviene testimonianza della precarietà dell’umana condizione, soprattutto in circostanze che ogni volta appaiono come decisive. Fungi ci offre un’opera in versi molto singolare, quanto mai ricca di una interna sostanza vibrante in ogni suo passaggio, che riesce ad avere il pregio di coniugare, senza traccia di enfasi, la crudeltà sottile delle cose e di un destino con la capacità di indagarne acutamente il disegno molteplice, grazie a una costante e attiva lucidità intellettuale.
Il lettore viene ad essere coinvolto – tra emozione e riflessione – nei dettagli d’esperienza vissuta che l’autrice dissemina nel suo arduo tracciato poematico, nel suo svolgersi, quasi in ogni verso o parola.
Giovanna Fungi è nata a Milano nel 1978, ma ha radici nel territorio biellese, cui è legata nel profondo.
Si laurea in psicologia nel 2003 e lavora come psicoterapeuta, insegna e pratica la mindfulness.
È stata insegnante di danza e coreografa per oltre vent’anni. Lavora da sempre nelle scuole e con le persone.
Ama creare progettualità in collaborazione con anime affini.
È autrice del racconto per l’infanzia Una pentola di neve, illustrato insieme a Stefania Conci.