La casa cantoniera di Michelangelo Zizzi è un’opera prima, composta dall’autore quand’era giovanissimo, che ha visto la luce con un ritardo più o meno decennale. Eppure la sua freschezza vitale è rimasta intatta, così come la dirompente energia che lo muove. È sicuramente uno dei tre o quattro più notevoli della generazione dei nati dopo il ’60.
Ciò che subito coinvolge il lettore è l’ampio respiro e il movimento incalzante che, di poesia in poesia, di pagina in pagina, viene a comporre una sorta di poema libero, aperto, dagli innumerevoli rivoli interni. Michelangelo Zizzi descrive un luogo, una casa cantoniera, e ciò che il ricordo, la realtà o anche l’inesauribile fantasia del poeta vi hanno stipato. Un ampio respiro che a volte sembra persino prendere la mano al suo autore, che pure ha momenti di lucidissimo controllo, di scrittura persino asciutta e scandita, molto essenziale, come si può vedere dai testi iniziali, composti con lucida esattezza e sicura economia di immagini.
Zizzi, in effetti, lavora secondo due impostazioni diverse o su due registri differenti. Il primo è quello razionale, che gli consente di dire e definire entro confini e contorni precisi. Il secondo è quello visionario (il libro è dedicato a Dylan Thomas): l’autore si lascia allora invadere da vere e proprie catene di immagini o introduce impressionanti sequenze elencatorie. Lo vediamo ben presto (“Nella casa cantoniera / ci sono stanze con una luce infinita che si imbeve”), in un componimento che si trova inserito tra due serie di frammenti. Né mancano soluzioni, non meno efficaci, in cui i due registri coesistono, o si confondono.
Certo Zizzi, già a vent’anni, aveva fatto le sue letture formative. E oltre a Thomas deve aver letto senz’altro Valerio Magrelli e Allen Ginsberg, tanto per cercare riferimenti alle sue due principali linee di lavoro. E questo è sicuramente un bene, poiché la sua fisionomia è talmente personale che non può averne tratto che un beneficio per la sua crescita autonoma. Tra l’altro La casa cantoniera è un libro che si avvale di una progettualità interna evidente e quasi ossessiva e che presenta un elevato grado di leggibilità, che sa coesistere con il notevole estro linguistico di Zizzi.
Michelangelo Zizzi è nato trentaquattro anni fa a Martina Franca. È dottore di ricerca presso l’Università di Lecce. Ha pubblicato testi e interventi critici su varie riviste, tra cui «Nuovi Argomenti», «Poesia», «Y.I.P.» (Yale University), «Gradiva» (New York University), è autore di due studi sul nostro Novecento poetico: Il Sud e la Luna (Levante Editore 1999) dedicato a Vittorio Bodini e Autoritratto con monade (Multimedia Pensa 2000) dedicato a Girolamo Comi. Suoi testi poetici in volumi collettivi sono apparsi presso Guerini & Associati, Crocetti, Marcos y Marcos ed Argo.