
Questo libro è una sorta di lunga lettera in versi, in qualche modo privata, indubbiamente sincera; poesie scritte con lentezza, negli anni, che sono certamente servite all’autore come archivio di una memoria personale che ora, finalmente, viene condivisa. Rossi probabilmente non si considera scrittore, nonostante pratichi la scrittura da qualche tempo con una certa assiduità. Comunque piace la sua onestà nel riconoscere la necessità di un interlocutore, nell’accettare il fatto che scrivere per se stessi è un’inutile illusione, che si scrive perché qualcuno legga. Il che significa anche sapere bene che ogni testo licenziato assume vita propria nella mente del lettore. Le poesie di questo volume hanno il pregio della sincerità e dell’immediatezza, la forza della spontaneità mai frenata dalla ricerca forzata del poetico. Da tale punto di vista l’autore dimostra maturità e il talento necessario per cercare la giusta misura, senza strafare. Luoghi, personaggi, canzoni, in una parola memoria personale e di una generazione: versi scritti su “fogli lindi, puliti”, e uomini dei quali si possa dire: “Ed il volto sembra lo stesso / seppur il tempo / abbia fatto il suo mestiere dozzinale…”
A cura di Giorgio Prestinoni
Paolo Rossi, varesino, giornalista pubblicista, blogger, è stato amministratore comunale nella sua città e, per due legislature, Senatore della Repubblica e Deputato del Partito Democratico.
Prima di questo libro ha pubblicato nel 2011 per Macchione Editore Mamma mia il blog. È editorialista del quotidiano «La Prealpina». Quando ha tempo, e soprattutto voglia, dipinge.