La densità espressiva, la ricchezza di elementi disparati che Matteo Zattoni sa introdurre nel corpo – sempre più composito e inquieto, del suo testo, costituiscono un carattere sicuramente molto preciso e solido della sua giovane personalità poetica. In questi particolari organismi in tensione che sono i suoi testi, appare fin da subito evidente una necessità che le nuove, nuovissime generazioni (Matteo è nato nel 1980) mostrano di avere ben radicata, ed è quella di tornare senza mezzi termini a una poesia in cui la forza della comunicazione sia prevalente, in cui il dire sia netto ed esplicito, e dunque in grado di arrivare subito all’interlocutore senza rinunciare, ovviamente, ai necessari requisiti estetici, intesi peraltro correttamente, come strumento capace di conferire al testo un’energia d’urto attiva nella sintesi della parola poetica.
Un altro aspetto significativo di questo libro è nella sua capacità di passare dalla sensibilità dolce e dalle concrete vibrazioni del cuore di molti testi alla fiera, infiammata, persino feroce denuncia della disgregazione morale della realtà contemporanea. A questo proposito bisogna sottolineare la fiducia di Zattoni in una piena ripresa della poesia civile, il suo pressoché disperato e straziato tentativo di intervento netto, che in altri tempi si sarebbe definito decisamente d’impegno, rispetto ai tratti di peggiore, luccicante degrado del contesto in cui ci troviamo a vivere. E ancora più sorprendente è questo deciso attacco a tutto campo, prodotto dall’autore, se ne consideriamo la giovane età, che è in fondo quella di chi in questa realtà ambientale, se non è nato, è quanto meno cresciuto. Senza confronti personali possibili, dunque, con tempi ed esperienze precedenti. Il che costituisce il segno di una viva, umanissima tensione etica, che è dunque un dato saliente nella poesia di Zattoni. Al quale, persino, viene a volte spontaneo suggerire di munirsi di una discreta e utile dose di più classica pacatezza...
Ma il nostro giovane poeta ha temperamento, tende verso una poesia sabianamente onesta, ha piena fiducia nel dire, può contare sulla felice idea di una presenza attiva dello scrivere, che rifiuti di isolarsi in una dimensione di illusa estraneità.
Matteo Zattoni, nato a Forlimpopoli nel 1980, è laureato in Giurisprudenza. Suoi versi sono stati pubblicati su varie riviste e antologie tra cui: «Specchio», «Nuovi Argomenti», «Capoverso», «Gradiva», «La gru», Il segreto delle Fragole 2004, La realidad en la calabra: Escritores italianos del siglo XX y nuestros días (Editorial Brujas, 2005), Orchestra – numero uno (LietoColle, 2007). Ha vinto la Sezione Giovani del Premio Aldo Spallicci 2003. La sua prima raccolta, Il nemico (Il Ponte Vecchio, 2003), si è classificata al 1° posto ex-aequo per l’opera prima al Premio Giuseppe Giusti 2003. È incluso nell’antologia Nuovissima poesia italiana (Mondadori, 2004). Ha vinto il concorso Opera Prima 2004, pubblicando Il peso degli spazi (LietoColle, 2005), che è recensito su «Almanacco dello Specchio» 2006.
Premi e Riconoscimenti
Premio Autore Giovane al X Concorso nazionale di poesia e narrativa “Guido Gozzano” 2009
1° classificato assoluto al Premio “Tra Secchia e Panaro” 2010
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