In questi nuovi testi di Mussapi vediamo la forza di un progetto felicemente realizzato: quello di portare sulla scena la parola poetica, senza diminuirne l’energia espressiva. Compito difficile, che ha affrontato con successo e in modo coerente con la sua idea di poesia. Qui lo vediamo portare in scena figure appartenenti a culture, letterature, mitologie diverse, in un fluire narrativo che investe il lettore come potrebbe coinvolgere un pubblico teatrale. Personaggi che appartengono al mondo greco e alla tragedia shakespeariana, come al tardo medioevo francese del grandissimo François Villon, cantore maledetto. Componimenti di ampio respiro e liriche più concentrate, epoche e luoghi svariati, protagonisti a tutto tondo, storie archetipiche dell’umana avventura. Un capitolo nuovo e interessante nell’opera di uno dei nostri maggiori poeti, un libro che tende a uscire dalla pagina per farsi teatro, ma che sulla pagina trova la sua validissima collocazione naturale.
Roberto Mussapi, nato a Cuneo nel 1952, vive a Milano. Poeta e drammaturgo, è anche autore di saggi, di traduzioni da autori classici e contemporanei e di opere narrative.
Tra i più recenti volumi ricordiamo Il testimone (teatro, Jaca Book, 2007) Volare (Feltrinelli, 2008), l’audiolibro La grande poesia del mondo (Salani, 2010) dove sceglie, traduce e legge poeti da Omero a Yeats, Le metamorfosi (Salani 2012), racconto del capolavoro di Ovidio, e i volumi di poesia Lezioni elementari (Stampa 2009, 2015), La piuma del Simorgh (Mondadori, 2016). La sua opera poetica è raccolta nel volume Le poesie (Ponte alle Grazie, 2014, Presentazione Wole Soyinka, saggio introduttivo Yves Bonnefoy, a cura di Francesco Napoli).
È editorialista e critico teatrale di «Avvenire».
Photo: Michael Bergstein
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