C’è un ampio respiro, c’è uno sguardo capace di abbracciare il mondo, con gioia e turbamento, nella profonda meditazione lirica che scorre nei versi di questo libro. Se ne è coinvolti per quella sua forma di pacata saggezza capace di osservare, quotidianamente, sotto il “grande disordine del cielo”, l’umile e straordinaria bellezza malinconica della nostra breve avventura. La poesia di Biancamaria Frabotta è venuta progressivamente acquisendo la classica compostezza di una voce che non ha più alcun bisogno di impostarsi o adornarsi per testimoniare di un’umanissima inquietudine esistenziale, che pure coesiste con quello che parrebbe manifestarsi come un vivo desiderio di pacificazione e di armonia nel reale.
Biancamaria Frabotta (1946-2022) è nata a Roma, dove ha vissuto insegnando Letteratura italiana contemporanea all’Università di Roma “La Sapienza”. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Il rumore bianco (Feltrinelli, 1982); Appunti di volo e altre poesie (La Cometa, 1985); Controcanto al chiuso (Rossi & Spera editori, 1991); La viandanza (Mondadori, 1995 – Premio Montale 1995) High Tide (Poetry Ireland Ltd/Eigse Eireann and The Tyrone Guthrie Centre, Dublin, 1998); Terra contigua (Empiria,1999); La pianta del pane (Mondadori, 2003 – Premio Lerici-Pea 2003); Gli eterni lavori (San Marco dei Giustiniani, Genova, 2005). Ha inoltre pubblicato il romanzo Velocità di fuga (Reverdito, 1989), la trilogia teatrale Trittico dell’obbedienza (Sellerio, 1996) e vari saggi di critica letteraria, tra cui: Letteratura al femminile (De Donato, 1980) e Giorgio Caproni, il poeta del disincanto (Officina ed., 1993).
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